Cammino in mezzo a queste nubi, aloni di mistero,
qua come ad occhi chiusi vedo azzurro misto al nero,
marciume che corrode e dopo brucia il mio diario

un fiume di parole che in me sfocia ad estuario
statuario è il nome, che domina la scena
un santuario d'oro circondato da un'arena

in essa ormai combattono ragione e sentimento
la prima perde l'attimo ma senza pentimento
io sono solo un ospite, non ho voce in capitolo

saranno scelte ostiche, quando io sarò in bilico
tra scrivere e soffrire per ciò che la mente elabora
poi mi sento morire se chi sente non collabora

volete che stia solo, che soffra in solitudine
ma Giove scaccia l'ozio, vuole sollecitudine
per ogni strofa densa che trasforma in stagni i pianti

più tardi avrò coscienza di tutti i miei sogni infranti.